sabato 13 marzo 2010

La falsa ricostruzione della Corte d'Appello nella vicenda delle liste a Roma

Torniamo su questo caso, per affrontarlo da un altro punto di vista, richiamando questioni già affrontate nei post precedenti, ma inserendo anche qualche nuovo elemento.

La lista PDL è stata esclusa nella circoscrizione di Roma perchè presentata in ritardo.Nessun delegato del PDL era presente alle ore 12,00 dell'ultimo giorno utile davanti all'Ufficio Centrale Circoscrizionale. Questo è quanto hanno stabilito i giudici della Corte d'Appello e finora tutti i ricorsi per riammettere la Lista sono stati respinti.

In realtà, sono molti i "documenti" che possono provare che i delegati del PDL, o almeno uno di essi, Giorgio Polesi, fosse lì, davanti all' ufficio preposto alle 12,00.

Vediamo innanzitutto le dichiarazioni della "parte avversa".

Gianluca Quadrana















Gianluca Quadrana, delegato della Lista per Rutelli, presente in Tribunale in quel momento, rilascia il 1 marzo un'intervista a Radio Radicale , in cui dichiara:

"Loro sono entrati in orario..[...] dopodichè stavano armeggiando con le liste; uno di questi presentatori infastidito, impaurito, .. è scappato fuori (Polesi, secondo Quadrana); Milioni è andato appresso a questo...[...] Le firme le hanno lasciate lì. Tornano dopo mezzogiorno, dopo 5-10 minuti e volevano rientrare con dei fogli.."
Per Quadrana la "colpa" dei delegati PDL era essersi allontanati dall'area di attesa e voler rientrare dopo mezzogiorno.
Qui però non vogliamo stabilire se i delegati PDL potessero o non potessero rientrare nell'area di attesa, ma se erano lì alle 12,00.
Le parole di Quadrana non chiariscono se i delegati PDL si siano allontanati prima o dopo mezzogiorno, ma questo aspetto viene chiarito da un altro testimone.

Atlantide Di Tommaso













Atlantide di Tommaso, delegato PSI, può essere considerato il vero artefice di questa storia; è lui, insieme all'altro delegato PSI, Gerardo De Rosa, che si accorge che Polesi sta "manipolando" dei fogli; De Rosa filma le "operazioni" di Polesi e subito dopo Di Tommaso cerca di attirare l'attenzione delle Forze dell'Ordine chiedendo un loro intervento.
Lo si vede in un altro video mentre urla: "Ma lei è un pubblico ufficiale, dovrebbe certificare queste cose..Se c'è un pubblico ufficiale dovrebbe certificare queste cose.." ; lo si vede poi discutere con una persona (prendendo quasi per buona la ricostruzione della Corte d'Appello, questa persona dovrebbe essere un Ispettore di Polizia), che poi lo allontana dall'area di attesa.















Ebbene, durante la conferenza stampa a Radio Radicale del 3 marzo, Atlantide Di Tommaso conferma la presenza dei delegati PDL tra le 11,45 e le 12,30: "Forse loro (i delegati PDL) dovrebbero spiegare per quale motivo, stando in quest'area protetta, durante l'orario prestabilito, ... entro l'orario prestabilito, e avendo finito tutti gli altri partiti la consegna dei moduli e dei pacchi delle firme loro, che pur stavano dentro non consegnavano queste liste.
C'è stato un buco di 45, 40 minuti che loro erano fermi e non avevano nessuno davanti, ..e questo è registrato..questo è documentabile; mi sembra che l'ultima lista sia stata presentata intorno alle 11,45, quindi c'è stato un buco di 15 minuti entro mezzogiorno e poi..sì, un buco di 45 minuti, dove loro stando nell'area protetta dove si poteva accedere non hanno consegnato il materiale".
L'accusa del Di Tommaso è che Polesi abbia atteso a presentare la lista probabilmente perchè stava attendendo qualcuno o qualcosa. L'importante è che per Di Tommaso, Polesi era nell'area alle 12,00.

Giuseppe Rossidivita

Giuseppe Rossidivita, avvocato e componente della direzione dei Radicali, non è un testimone diretto, ma ha raccolto le testimonianze dello stesso Di Tommaso e del delegato radicale Diego Sabatinelli, e in base a queste dichiara, sempre nella conferenza stampa del 3 marzo: "Verso le 12,30 [...] il Sig. Atlantide Di Tommaso, insieme al Sig. De Rosa, [...] notano entrare nell'area protetta il sig. Milioni [...] con dei documenti sottobraccio [...]. Gerardo De Rosa, contestualmente stava videoregistrando un altro signore (presumibilmente il sig. Polesi) [...] che era chino sullo scatolone mentre rimaneggiava documenti e firme".
In questo caso, l' "accusa" è che Milioni sia entrato nell'area oltre mezzogiorno, portando altri documenti.
Anche in questo caso, quello che ci interessa è che anche Rossodivita conferma che Polesi era presente nell'area alle 12,30 e niente lascia ipotizzare che non ci fosse prima. Quindi Polesi era lì alle 12,00.

I video

Gerardo De Rosa "gira" diversi video durante quei momenti:

primo video , sequenza video

Il primo video (mostrato dal TG3, ma anche da altre emittenti) è quello che dovrebbe documentare le "manipolazioni" del delegato PDL (come riportato da Rossodivita); si vede un uomo chino a terra mentre sfoglia delle carte su uno scatolone rosso.
Osserviamo un particolare: accanto alla scatola rossa si notano delle scatole colorate per la raccolta della carta. Le stesse scatole si notano in un secondo video (il primo della sequenza); si trovano vicino alla porta d'ingresso dell' Ufficio, e accanto, infatti, la stessa scatola rossa.
Quindi Polesi era lì alle 12,30. Proprio come dichiarato da Di Tommaso e Rossodivita, e si trovava proprio davanti all'Ufficio per la presentazione delle liste (possibile che nessuno l'abbia notato?).

A questo punto però, qualcuno potrebbe obiettare: magari Polesi era lì alle 12,30, ma non sappiamo se c'era anche alle 12,00.
In primo luogo, come visto abbiamo le dichiarazioni del Di Tommaso.
Ma è possibile utilizzare anche un altro argomento: Secondo la Corte d'Appello, l'area individuata era stata comunicata nella mattinata, dalla cancelleria dell'ufficio alle Forze di Polizia quale limite oltre il quale non sarebbe stato consentito l'accesso dopo le 12,00.
Quindi Polesi non sarebbe potuto passare dopo le 12,00, doveva già trovarsi lì.
Altro particolare: Milioni è comunque passato, alle 12,30!
Accertato questo i casi possibili sono i seguenti:
- Le Forze di Polizia hanno disatteso le disposizioni ricevute
- Nessuna disposizione era stata data alle Forze di Polizia
- Milioni è stato fatto passare perchè, come riferito dallo stesso, voleva dare il cambio a Polesi, e visto che in quell'area un delegato PDL era già presente non c'era alcun motivo per fermarlo.

Dai video di De Rosa si può fare anche un'altra considerazione.
Quando arriva il giudice Durante, Presidente dell'Ufficio Centrale,Di Tommaso si affretta a spiegare: "Quei signori là davanti a Lei stanno ancora scrivendo. Chiediamo che venga impedita questa cosa.."
Evidentemente Di Tommaso si riferisce ai delegati PDL, ma dove si trovano "quei signori"?
Studiamo la "scena del delitto" attraverso gli stessi video pubblicati.
Nel primo della sequenza Di Tommaso viene allontanato dall'area di attesa dall'Ispettore di Polizia.
A destra (dell'inquadratura) si notano dei grossi armadi metallici, e una porta.
Nel secondo video, si ha la stessa inquadratura; dalla porta esce l'ispettore; poi l' "operatore" si sposta e si vede la parete sinistra, dei pannelli blu e una porta gialla.
Nel terzo video, quando arriva il giudice, la posizione dell'operatore è la stessa; sulla destra si nota la porta gialla e i pannelli blu.
Quindi.."quei signori là.." dovevano trovarsi nell'area di attesa e vengono visti dal giudice.
Anche in questo caso, si può usare il ragionamento di prima: se i delegati PDL non erano nell'area alle 12,00 (come sostiene la Corte) e le Forze di Polizia dovevano impedire l'ingresso dopo le 12,00, come potevano essere lì dopo le 12,30?

In qualsiasi caso, nel video successivo, si vede Milioni fuori dall'area di attesa. Che sia stato il giudice a far allontare tutti? In ogni caso, ai delegati PDL è stato impedito di rientrare e depositare la Lista.

Un'ultima considerazione (anche questa già affrontata nei precedenti post):
Secondo la ricostruzione della Corte d'Appello, alle 12,30 il CC Landolfa constatava che un Ispettore di Polizia stava allontanando dall'area di attesa una persona (capelli bianchi, alto, occhiali), poi individuata nel delegato del PDL, che "stava dando in escadescenze".
Come abbiamo visto, la persona in questione non era il delegato PDL, ma quello del PSI, Atlantide Di Tommaso.
Già questo qualifica l' attenta ricostruzione fatta.

Come visto, per confutare la ricostruzione fatta dalla Corte d'Appello non sono state utilizzate prove della "difesa" (PDL), ma solo ed esclusivamente quanto dichiarato e pubblicato dall' "accusa".

Nota: per tutte le valutazioni riguardo alla scena in cui si sono svolti i fatti, confronta le immagini video con la ricostruzione degli ambienti pubblicata dal Corsera





giovedì 11 marzo 2010

Pasticcio o scherzetto?

Oggi Repubblica riprende la "memoria difensiva" di Berlusconi rispondendo punto su punto.
Inseriamoci nella discussione per dimostrare che la ricostruzione del PDL è vera e genuina.

1. RESPONSABILITÀ
BERLUSCONI: "In quello che è accaduto non vi è stata alcuna responsabilità riconducibile ai nostri dirigenti e ai nostri funzionari".
PELLEGRINO: "I loro rappresentanti non hanno mai chiesto di presentare la lista nel termine fissato dalla legge e cioè entro le ore 12 del 27 febbraio. Questo risulta accertato in atti dei carabinieri e di altri pubblici funzionari che fanno fede sino a querela di falso. Non l'abbiano fatto perché distratti o perché si contendevano documenti fondamentali, non è rilevante ai fini dell'accertamento della verità".
MICHELEELLE: “Tutti i testimoni al di sopra di ogni sospetto relativo a giudizi di parte, vale a dire i delegati presenti in tribunale del PSI (Atlantide Di Tommaso),Radicali (Diego Sabatinelli), Lista Rutelli (Gianluca Quadrana), hanno detto più volte (vedi interviste e conferenza su Radio Radicale) che i delegati PDL (o almeno uno dei due, Polesi) è rimasto davanti alla porta dell’Ufficio Centrale da prima di mezzogiorno fino alle 12,30 (quando è scoppiata la bagarre), in fila. Perché avrebbero dovuto attendere fuori senza entrare? In qualsiasi caso, questa è una domanda secondaria visto che il respingimento del ricorso disposto dalla Corte di Appello non si basa su queste motivazioni, ma sul fatto che NESSUN RAPPRESENTANTE PDL fosse nell’area di attesa alle 12,00. Questo è assolutamente FALSO. Come dimostrano appunto le dichiarazioni dei testimoni diretti citati prima.

Su questo punto, va osservato un curioso particolare.
In uno dei video girati da Gerardo De Rosa (PSI) si vede che a un certo punto arriva sul posto il Presidente dell’Ufficio, il giudice Durante; il Di Tommaso, per spiegare le sue ragioni al Giudice, indica delle persone in direzione dell’area di attesa (lui si trova già fuori di essa, allontanato per le “escandescenze” da un funzionario di Polizia), e dicendo: “ Quei Signori la davanti a lei stanno ancora scrivendo; Chiediamo che questa cosa venga impedita”.
La prima accusa e richiesta di intervento del Di Tommaso era per presunti illeciti, non perché i delegati fossero arrivati in ritardo, ma il video attesta in maniera incontrovertibile che i due delegati, nel momento in cui arriva il giudice erano nell’area di attesa e che sono stati da questo visti.
Come ha potuto quindi la Corte di Appello dire che nessun delegato PDL era nell’area alle 12,00.
Qualcuno potrebbe dire? Non erano lì alle 12,00, ma sono entrati dopo le 12,00.
Ma come, secondo quanto dichiara la Corte il Presidente dell’Ufficio aveva informato le Forze dell’Ordine che alle 12,00 avrebbero dovuto impedire l’accesso a chiunque.
Qualcosa non torna.

2. LO SCATOLONE
BERLUSCONI: "Ore 11,40, i rappresentanti di lista del Pdl Giorgio Polesi e Alfredo Milioni arrivano nella cancelleria con lo scatolone, come confermano tre testimoni".
PELLEGRINO: "In realtà i testimoni potrebbero essere anche mille. Il punto è che persino lo "scatolone" che hanno depositato l'altro ieri non contiene la documentazione fondamentale per presentare una qualsiasi lista. Mancano l'atto principale che attribuisce poteri ai presentatori, le accettazioni delle candidature e le dichiarazioni di collegamento con una lista regionale. E ancora, i simboli e l'autorizzazione ad utilizzarli. Per questo la documentazione nello scatolone allora non fu presentata nel termine richiesto e lunedì scorso non è stata accettata".
MICHELEELLE:”Dopo la bagarre provocata da Atlantide Di Tommaso per presunti illeciti, il delegato del PDL, Giorgio Polesi, si allontana dall’area di attesa (non è solo la versione del PDL, è anche quella di Gianluca Quadrana – intervista a Radio Radicale del 1 marzo : “uno di questi presentatori, Polesi, infastidito, impaurito..è scappato fuori ; Milioni è andato appresso a questo” ).
Milioni gli è andato dietro portando con sé le accettazioni dei candidati; quando è tornato, gli è stato impedito di tornare nell’area di attesa e raggiungere il resto della documentazione, che è rimasta nel corridoio per diverso tempo, sino a quando è stata presa in custodia dai CC.
Naturale che quella documentazione risultasse incompleta, perché Milioni aveva con sé le accettazioni.
Ma mi sembra una soluzione da vero azzeccagarbugli.

3. SALA ANGUSTA E GAZZARRA
BERLUSCONI: "Ore 12,30. Milioni raggiunge Polesi in fila, con l'obiettivo di dare il cambio al collega, dato che la sala angusta non consentiva la permanenza di entrambi. Non appena i due sono insieme davanti alla porta della cancelleria, da parte dei rappresentanti di altre liste, in particolare dai Radicali, viene inscenata una gazzarra con la scusa che fosse in corso un atto illegittimo di manomissione delle liste".
PELLEGRINO: "La sala d'attesa era molto ampia (circa 80 mq). Al Tar abbiamo depositato anche le foto. La zona delimitata ha assolto la semplice necessità di non confondere eventuali inammissibili ritardatari con i presentatori in regola. La cosiddetta gazzarra, quindi, è stata semplicemente dovuta al tentativo dei rappresentanti del Pdl di confondersi con gli altri dopo le 12,30".
MICHELEELLE: Questo punto è confutato direttamente dagli stessi video girati da Gerardo De Rosa (PSI), delegato assieme ad Atlatide di Tommaso, per la consegna delle liste; come dichiarato da Di Tommaso, verso le 12,30 Milioni raggiunge Polesi nell’area di attesa; Di Tommaso vede i delegati DPL “manipolare” la documentazione; De Rosa li filma, entrambi, alle 12,30: “Quindi Milioni era già entrato nell’area alle 12,30, senza problema alcuno; non ha dovuto in alcun modo “tentare di confondersi con gli altri”.

4. MANOMISSIONE
BERLUSCONI: "La manomissione delle liste è materialmente impossibile, poiché ogni modifica avrebbe dovuto riguardare i 248 atti separati, prestampati a macchina, e contenuti nel contenitore".
PELLEGRINO: "In realtà i punti sono due. Vi è stato oggettivamente il tempo di modificare i contenuti dello scatolone ben oltre il termine di legge. E comunque nello scatolone non c'erano i documenti fondamentali. Perché dovrebbero avere l'indebito vantaggio di depositarli ora? Nemmeno in un'elezione condominiale sarebbe consentito".
MICHELEELLE: Come spiegato, le liste dei candidati erano costituiti da diversi fogli stampati. Non si capisce come Polesi e Milioni potessero avere il tempo di modificarli. Inoltre dai filmati sempre di De Rosa si capisce che i due delegati, durante queste presunte operazioni di manipolazione erano proprio a ridosso della porta d’ingresso dell’ Ufficio centrale (notare i raccogli-rifiuti per la carta visibili vicino allo “scatolone” del PDL nel primo video di De Rosa e che, dagli altri video, si notano essere vicini alla porta).
Il PDL stava quindi manipolando le proprie liste sotto il naso dei controllori? Suvvia, un po’ di serietà. Si sarebbero cercati un posto migliore per fare certe cose.

5. PARAPIGLIA
BERLUSCONI: "Ore 12,40. A seguito del parapiglia i delegati vengono costretti a spostarsi di qualche metro e viene loro impedito, dai radicali sdraiati per terra, di tornare alla documentazione lasciata dietro la porta della cancelleria. Milioni e Polesi chiedono l'intervento del magistrato e il presidente dell'Ufficio centrale circoscrizionale, dottor Durante, appoggiato dal giudice Anna Argento, anziché ristabilire l'ordine, decide di escluderli".
PELLEGRINO: "Ma i termini sono già ampliamenti scaduti. Ai delegati del Pdl viene solo impedito, da parte dei magistrati, di confondersi con coloro che tempestivamente avevano chiesto l'ammissione della lista. Se i pubblici ufficiali lo avessero permesso, avrebbero commesso un illecito. Il presidente del Consiglio avrebbe dovuto piuttosto lodarli".
MICHELE ELLE: “Come dimostrato i delegati erano in fila per tempo, ed alle 12,30 erano ancora in attesa. Si sono allontanati per la bagarre creata. Accertato questo, l’ Ufficio DOVEVA accettare la presentazione delle liste”.

6. ACCETTAZIONE TARDIVA
BERLUSCONI: "Ore 14. Il responsabile nazionale elettorale del Pdl, Ignazio Abrignani, tenta inutilmente di far accettare comunque dall'Ufficio la presentazione della lista, anche con tutte le riserve del caso. Il prefetto informa Abrignani di aver avuto dal presidente Durante precisa assicurazione che tutto sarebbe stato sanato a seguito di un ricorso".
PELLEGRINO: "Abrignani non aveva titolo a chiedere alcunché, non essendo presentatore. In ogni caso, il deposito tardivo sarebbe irrilevante ai fini dell'ammissione che comunque doveva essere negata. Quindi, pur se accertate, le violenze o irregolarità denunciate dal Pdl dopo le 12.30 non incidono sulla piena regolarità delle elezioni. I riferimenti al prefetto non sono in grado di verificarli e comunque sono anch'essi irrilevanti. I termini erano scaduti".
MICHELEELLE: “Tutto già chiarito dai punti precedenti: i delegati erano presenti alle 12,00. La lista doveva essere accettata.”

7. I CARABINIERI
BERLUSCONI: "Ore 17,40. Lo scatolone viene consegnato ai carabinieri, ma la verbalizzazione da parte dei delegati presso i carabinieri si protrae fino alle 19,30 e solo allora viene redatto il verbale. È privo di ogni fondamento il rilievo fatto dal Tar circa il tempo intercorso fra il prelevamento dei documenti presso la cancelleria e l'arrivo presso il comando dei carabinieri".
PELLEGRINO: "Lo scatolone è rimasto incustodito pure in precedenza, fino alle 14. I carabinieri hanno verbalizzato che la consegna a loro è avvenuta alle 19,30. E non alle 17,40, come sostiene il presidente Berlusconi. In ogni caso, come accertato definitivamente dall'ufficio elettorale, nel plico non c'erano gli atti fondamentali e questo sgombra il campo da ogni questione".
MICHELEELLE: “Su questo bisognerebbe leggere i verbali, ma se è rimasto incustodito fino alle 14,00 vuol dire che qualcuno, dopo le 14,00 lo ha preso in custodia. Secondo alcuni il PDL stesso, che ha poi restituito al materiale alle 19,30. Secondo il PDL i CC, che però hanno verbalizzato la custodia effettiva solo dopo averne registrato il contenuto, insieme ad un rappresentante del PDL; operazione terminata alle 19,30”

8. MARCHIANO ERRORE
BERLUSCONI: "La documentazione ripresentata all'Ufficio elettorale lunedì 8 marzo è la stessa che era in possesso dei delegati del Pdl all'ingresso in tribunale. È stato frutto di un marchiano errore da parte dell'Ufficio circoscrizionale il non aver registrato gli arrivi entro le ore 12 dei presentatori delle liste in attesa".
PELLEGRINO: "L'unica documentazione sulla quale vi è un minimo di certezza che il pomeriggio del 27 fosse presso il tribunale, è quella contenuta nello scatolone che lunedì è stato aperto. Gli uffici sono tenuti a ricevere le liste nei termini di legge da parte di chi lo chieda. E non certo a registrare le presenze di chi agli uffici non si rivolge affatto".
MICHELEELLE: “Veramente curiosa questa giustificazione; la Corte d’Appello ha respinto il ricorso del PDL perché, come visto, secondo i verbali dei CC alle 12,00 non c’era nessun delegato PDL nell’area.
Se è vero che non è compito degli uffici verificare chi sostava nell’area di attesa, non si capisce proprio perché lo stesso compito dovevano invece svolgerlo i CC o in generale le Forze dell’Ordine deputate, come normale, al controllo dell’ordine negli ambienti interessati a queste operazioni. I CC non fanno i portieri. Quindi l'argomento di Pellegrini potrebbe essere usato contro le conclusioni della Corte: per i CC non c'era nessun delegato PDL alle 12,00 perchè nessuno aveva chiesto loro di prendere nota di chi c'era."

9. IL DECRETO
BERLUSCONI: "I rilievi del Tar sono privi di pregio in relazione all'inapplicabilità del decreto legge interpretativo, dato che la norma regionale del Lazio richiama espressamente la norma nazionale oggetto dello stesso decreto".
PELLEGRINO: "Lo stesso presidente Berlusconi ha evidenziato come nove regioni italiane hanno una disciplina del procedimento elettorale meno formalista con riguardo alle firme. È la conferma della prevalenza della disciplina regionale come del resto la Corte costituzionale ha più volte ribadito. Peraltro, non applicare il decreto vuol dire salvaguardare le elezioni che verrebbero altrimenti travolte dall'accoglimento dei ricorsi proposti dalla Regioni".
MICHELEELLE: “La legge elettorale regionale in vigore nella regione Lazio tocca solo alcuni punti relativi allo svolgimento delle elezioni; per il resto precisa che “per quanto non espressamente previsto valgono le leggi nazionali”. Sulle regole relative ai termini di consegna delle liste la legge regionale non dice nulla, quindi vale quella nazionale. Se il decreto fornisce un’interpretazione di alcuni punti della legge nazionale è logico che gli effetti debbano valere anche per la legge regionale.”

10. IL NO DEL TAR
BERLUSCONI: "Il decreto legge andava in concreto applicato dal Tar, secondo la successiva interpretazione autentica".
PELLEGRINO: "Credo lo dica come parte in causa, in quanto come capo del governo sarà sicuramente fiero del fatto che nemmeno il decreto abbia "salvato" la lista: altrimenti la norma manifesterebbe l'ulteriore incostituzionalità di non essere generale e astratta ma scritta ad hoc, peggio ancora per una lista del partito del premier. Inoltre, il capo dello Stato non avrebbe mai firmato una norma dettagliatamente forgiata per attribuire un vantaggio ad una specifica parte. Per questo, la pronuncia del Tar non smentisce affatto anzi conforta il presidente della Repubblica".
MICHELEELLE: “Già chiarito prima”

sabato 6 marzo 2010

DILETTANTI


Dilettanti!! Questa la definizione usata più di frequente, nei giorni scorsi, per commentare il “pasticcio” della presentazione della Lista del PDL nella circoscrizione di Roma.
Commenti di questo tipo, ovviamente, sono arrivati dal Centrodestra, sopraffatto da sentimenti di rabbia e amarezza, perché dalla parte opposta i sentimenti erano ben altri, tutti ben contenti per le conseguenze di questa vicenda e tutti prontissimi a difendere con i denti la situazione che si era venuta a creare:
PDL fuori dalla competizione elettorale a Roma e provincia.
Lasciamo stare l’atteggiamento della sinistra, non ci interessa. Occupiamoci invece di quello del centrodestra, in particolare del PDL.
Forse si è stati troppo frettolosi a dare giudizi di questo tipo, prendendosela con i delegati che dovevano presentare le liste; l’unica cosa da fare, prima di tutto, era capire cosa fosse realmente successo, e spiegarlo.
In questo senso i giornali non ci hanno aiutato, nemmeno quelli “di centrodestra”.
Ma alcune notizie e ricostruzioni apparse nei giorni scorsi possono darci una mano.
Scoprire la verità. E’ questa l’unica cosa che vale.
Forse non si capirà tutto, ma stabilire qualche piccola o grande bugia sarebbe già qualcosa.

A questo scopo usiamo questi documenti:

1) Rigetto del ricorso della Corte d’Appello di Roma

2) Ricostruzione del PDL di Roma

3) Conferenza stampa dei Radicali del 3 marzo

4) Registrazioni video effettuate da Gerardo De Rosa (PSI) all’interno del Tribunale di Roma il 27 febbraio e pubblicate su LaRepubblica-Roma.it

5) Registrazione video effettuate da Gerardo De Rosa all’interno del Tribunale di Roma il 27 febbraio e messe in onda dal TG3 e da SKYTG24

6) “Intervista” di Alfredo Milioni a Repubblica del 27 febbraio

7) Dichiarazione del Presidente dell’ Ufficio Centrale (articolo LaRepubblica)


Sabato 27 dicembre. Alle ore 12,00 scadono i termini per la presentazione delle liste.

I Delegati PDL arrivano davanti all’ ufficio predisposto per la presentazione delle firme prima del termine prefissato per legge (verso le 11.30-11.40) [lo dice la ricostruzione del PDL [doc. 2] , la dichiarazione di Alfredo Milioni [doc. 6], ma soprattutto lo attesta Atlantide Di Tommaso (delegato PSI, anch’egli presente nell’area del tribunale e che come vedremo ha avuto un ruolo primario in questa vicenda) [doc. 3].
Davanti all’ufficio era stata predisposta un’area d’attesa limitata da un profilato metallico posto sul pavimento del corridoio antistante [doc. 1].
L’area così individuata era stata comunicata nella mattinata, dalla cancelleria dell’ufficio, alle Forze di Polizia quale limite oltre il quale non sarebbe stato consentito l’accesso dopo le ore 12.00.
[non si sa se alle Forze di Polizia era stato anche comunicato di non far uscire nessuno dei presenti dopo le ore 12.00].

Milioni si accorge di non avere con sé tutto il materiale, mancano i lucidi dei simboli; torna a prenderli in macchina lasciando in fila Giorgio Polesi. Torna, ma poi va a mangiare qualcosa. [Si ritiene che Milioni sia tornato dopo le 12,00, e in fila, come riferisce lui, c’era sempre Polesi (vedremo poi se c’era veramente)].
L’importante è sapere se alle 12,00 ci fosse qualche delegato PDL.


Secondo la ricostruzione della Corte d’Appello, no!
Alle ore 12.00 si procedeva alla chiusura dell’area, all’interno della quale erano in attesa quattro delegati..e… fra questi non vi erano quelli della lista del P.D.L. [doc. 1]
Questo fatto viene ricostruito in base ai verbali dei carabinieri , come riportato dal giudice Severini [doc. 7]:
"secondo i militari a fare la fila per presentare le liste non c' era nessuno del Pdl".

Eppure Atlantide Di Tommaso, che come detto era presente nel Tribunale, è di tutt’altro avviso, e lo dichiara nella conferenza stampa dei radicali [doc. 3], anzi, ne fa una questione fondamentale;
infatti dice (al minuto 19:58 – 20:46) : “Forse loro (i delegati PDL) dovrebbero spiegare per quale motivo, stando in quest’area protetta, durante l’orario prestabilito..entro l’orario prestabilito, e avendo finito tutti gli altri partiti la consegna dei moduli e dei pacchi delle firme, loro, che pur stavano dentro non consegnavano queste liste. C’è stato un buco di oltre 45, 40 minuti che loro erano fermi e non avevano nessuno davanti; e questo è registrato, questo è documentabile; mi sembra che l’ultima lista sia stata presentata intorno alle 11,45, quindi c’è stato oltre un buco di 15 minuti entro mezzogiorno e poi..sì, un buco di 45 minuti, dove loro stando nell’ area protetta dove si poteva accedere non hanno consegnato il materiale.”

Quindi i casi possibili sono: o si sbaglia Di Tommaso (ma era presente e non avrebbe nessun motivo per mentire) o si sono sbagliati i carabinieri o si è sbagliato il giudice a leggere i verbali dei carabinieri.

Si può notare che la ricostruzione del PDL afferma: “Intorno alle 12.20 un componente della commissione uscito dagli uffici ha chiesto quante liste erano ancora in fila per essere consegnate. A questa domanda il nostro delegato ha risposto alzando la mano insieme ad altri tre delegati.

Va annotata un’altra incongruenza. Come visto, secondo Di Tommaso, dopo le 12.00 nell’area “protetta” erano rimasti solo i delegati PDL, senza nessuno davanti ma “inspiegabilmente” non sono poi entrati nell’ufficio. Questo contrasta con quanto riferisce sia la Corte [doc. 1] che il PDL [doc. 2]: erano 4 i delegati presenti (per la Corte il PDL non c’era, per il PDL invece sì).
Anche in questo caso, o si sbaglia Di Tommaso o si sbagliano gli altri.

Procediamo.

Secondo la Corte [doc. 1], alle ore 12.30 il CC Landolfa constatava che un Ispettore di Polizia stava allontanando dall’area di attesa una persona (capelli bianchi, alto, occhiali), poi individuata nel delegato del PDL, che “stava andando in escandescenze”.

Questo è il punto più incredibile della ricostruzione della Corte.
In primo luogo perché non si capisce come possa essere stato allontanato dall’area d’attesa un delegato PDL alle ore 12.30 visto che la stessa Corte ha accertato che nessun delegato PDL era all’interno dell’area alle 12.00 (si ricorda che le Forze di Polizia, secondo quanto stabilito dal Presidente dell’Ufficio Centrale, dovevano impedire l’accesso all’area dopo le 12.00, quindi chi non c’era alle 12,00 non poteva esseri lì dopo, alle 12.30).
Ma ancora più incredibile è l’individuazione della persona (capelli bianchi, alto, occhiali) che “stava dando in escandescenze” e che per questo è stato allontanato da un Ispettore di Polizia.
Ebbene, dal video pubblicato da Repubblica [primo del doc. 4], si vede benissimo che la persona in questione non era né Milioni, né Poresi, ma il delegato del PSI, Atlante Di Tommaso; che, assieme ad un altro delegato dei radicali, Diego Sabatinelli, voleva richiamare l’attenzione delle Forze dell’Ordine su presunti illeciti :
“Ma lei è un pubblico ufficiale dovrebbe certificare queste cose (urlando)..se c’è un pubblico ufficiale dovrebbe certificare queste cose”..”Chiamate il Comandante..stanno facendo gli illeciti”..”E’ un illecito!”
L’Ispettore di Polizia quasi sicuramente è la personale con la giacca verde che cerca di tenere a bada Di Tommaso : “Io sono qui per evitare che qualche cretino non vada oltre i limiti (rivolgendosi a Di Tommaso).

Le escandescenze, dunque, come dimostrato dei filmati erano dei delegati Radicali e PSI, che accusano i delegati PDL di “fare firme false”.

Il tentativo di manipolazione sembrerebbe dimostrato dal video dall’altro delegato PSI (Gerardo De Rosa) e diffuso da alcuni TG.
SkyTG24 [doc. 5.2] dice: “si vede Milioni chinato mentre sfoglia e scrive sulle schede”.
L’interpretazione del TG3 [doc. 5.1] è ancora più eloquente.:“ Lo vediamo mentre sfoglia un faldone e scrive su alcune schede e si sente : ” ‘namo via Mi” che tradotto diventa "Andiamo via Milioni" e poi “ma che lo stai a fà qua?” cioè Milioni metterebbe mano alle liste prima della presentazione, da lì il ritardo ..”
Nel video in realtà si vede solo una persona (forse Milioni, forse Poresi) sfogliare delle carte, ma non lo si vede scrivere proprio nulla.
Di questa “scenetta” poi l’ Unità dà un versione diversa, soprattutto sull’interpretazione della seconda frase udibile: “Gerardo De Rosa (Psi) registra con il telefonino Polesi che si china sullo scatolone e rimaneggia i documenti da presentare. «E mò lo stai a fa apposta», gli dice infastidito Milioni.”

Và puntualizzato che il video sembrerebbe essere stato fatto dentro l’area di attesa (le scatole sono sempre rimaste lì, come dicono tutti), e oltre il termine delle 12,00 (altrimenti De Rosa non avrebbe avuto alcun motivo per voler “documentare” la scena).
Quindi anche questo video dovrebbe testimoniare che qualche delegato PDL era nell’area dopo le 12,00.

A questo punto i delegati del PDL escono dall’area; secondo gli altri delegati per fare qualche “illecito” in tutta tranquillità; secondo la versione del PDL sarebbero usciti in seguito al parapiglia creato da Di Tommaso e Sabatinelli.
La giustificazione di Milioni data al giudice quella mattina è anche più dettagliata : “Si stava ricopiando la lista per un suo amico e quello (parla di Polesi) ha iniziato a litigare e se n’è andato”..successivamente alla giornalista di Repubblica spiegherà : “Sono uscito (per richiamare Polesi).. con questa roba (tutte le accettazioni delle candidature) per non farmela fregà..”
Altri giornalisti: «Quindi possiamo dire che è uscito con tutte le accettazioni in mano per non lasciarle incustodite?» Milioni: «E certo...»
[va ricordato che una delle prime notizie riportate riferiva proprio che un delegato PDL fosse uscito dall’area per una discussione con un Radicale]

A questo punto interviene un giudice (Repubblica dice il Presidente dell’Ufficio) cerca di riportare la calma e capire la situazione; i delegati radicali e del PSI urlano contro il magistrato :
“Questi non entrano!! non entrano!! Lo metti* a verbali, questi non entrano!! (*lapsus o congiuntivo fantozziano??) Risponde il Giudice : “ Innanzitutto dia del Lei”..

Comunque, i delegati PDL non sono più rientrati.

A Milioni restano in mano le accettazione delle candidature, nell’area di attesa rimangono tutto i documenti rimanenti.


3 marzo

La Corte D’Appello respinge il ricorso con queste motivazioni:
1) Nessun delegato PDL era presente nell’area alle 12,00 (Falso! come abbiamo visto).
2) Nessuna procedura di presentazione della lista ha mai avuto inizio (segue dalla prima), quindi l’istanza per il completamento è inammissibile (Falso! visto che la prima è falsa).
3) Visto che nessuna operazione ha avuto inizio entro l’orario prescritto, è superfluo anche sentire i delegati del PDL con i loro legali, come da loro richiesto.

Lascio a voi il giudizio.
Per me, di fronte a certi “professionisti” della politica... di certo si rischia di fare la figura dei dilettanti.

venerdì 12 febbraio 2010

Ma che vizi, Commissario!

Oggi Repubblica ha pubblicato l'intera ordinanza di custodia cautelare per Balducci, De Santis, Della Giovanpaola e Anemone, i funzionari "Grandi Eventi" e l'imprenditore arrestati nei giorni scorsi.
Ovviamente l'interesse "mediatico" non era per questi soggetti ma perchè nell'ordinanza era contenuto il nome di Guido Bertolaso.
Infatti su 120 pagine di ordinanza una trentina riguardavano Bertolaso.
E qui..si accende la prima lampadina, o forse bisognerebbe dire, si addensa la prima nube del dubbio.
Perchè un'ordinanza di carcerazione che non riguarda Bertolaso contiene tante e ricche notizie di indagine che coinvolgono invece il commissario della Protezione Civile?
Se è lecito passare alla stampa un documento di carcerazione (??), quando la fase preliminare di indagini è stata completata e vengono meno alcune tutele del segreto istruttorio (ragiono..senza essere un esperto), non è forse meno lecito diffondere notizie di un altro indagato che, per ora si trova ancora sotto indagine?

Detto questo. La lettura del documento permette alcune riflessioni circa la pesantezza delle accuse a Bertolaso (degli altri personaggi, non mi interessa trattare). Eccole.


"...domani viene quel signore..vuol fare il massaggio con Francesca...dalle due alle tre...due e un quarto..tre e un quarto..okay?"

Ma se si parla di MASSAGGIO.. - pensano gli inquirenti - senz'altro s'intende qualche "prestazione sessuale". Per forza!! Così come quando si parla di cavalli...si deve intendere per forza: Droga!!

Certo però che spudoratezza questo Bertolaso! Le "donnine" poteva farsele mandare in un appartamento o in una stanza d'albergo, dove i portieri fanno il loro mestiere e sanno essere riservati... e invece no! dov'è che va a farsi fare un MASSAGGIO? in un centro estetico, anzi in un frequentatissimo impianto sportivo, appena fuori Roma, in pieno giorno, in un pomeriggio di un qualsiasi giorno settimanale, quando tutti potrebbero vederlo entrare e uscire.
Che spudoratezza!!

E poi che pretese che ha: mica ne vuole una qualsiasi. vuole proprio lei..Francesca; che è la più brava! E allora tutti a correre per cercare Francesca, per vedere se è libera domani..perchè è una che è sempre molto impegnata. E infatti quel giorno non può. Niente da fare. Impegnata tutto il giorno (poverina..bisognerebbe dire, questo sì che è sfruttamento).
Nemmeno un'oretta libera per il potentissimo Bertolaso. Nemmeno per lui. Ha l'agenda piena e non può deludere tutti i suoi clienti.

Poi però, qualche giorno dopo, riesce a trovarla un'oretta libera.
Appuntamento al centro benessere alle tre del pomeriggio.
Un'oretta di MASSAGGIO..e lui, che è diventato una leggenda dell'efficenza, anche in queste "circostanze" è più preciso di un orologio svizzzero: alle tre entra in cabina e dopo un'ora esatta esce dalla cabina.

E poi che sfacciataggine! Si trova talmente bene in quel centro estetico che alla persona che gli organizza i MASSAGGI chiede pure: "senti, fammi avere i documenti per pagare l'abbonamento di quest'anno!"

Spero che i magistrati abbiano in mano altri elementi di accusa. Altrimenti..povera Italia!

martedì 9 febbraio 2010

Tutte le balle di Junior

Ecco, a parer mio, perchè Junior (Ciancimino) è un pallonaro.

Ieri Junior ha tirato fuori altre palle, portando in aula una lettera del padre; o meglio, solo parte di una lettera, il resto sembra sparito. Questa lettera, secondo le parole di Junior, doveva essere una "bozza" scritta da Ciancimino per Provenzano, che doveva essere inviata a Berlusconi.
Dimostrerebbe quindi la trattativa mafia-stato e i rapporti tra Provenzano e Berlusconi

IL TESTO INCOMPLETO.

Ecco il testo della lettera che hanno riportato gli organi di stampa, sulla base di quanto letto da Massimo Ciancimino in aula:

"posizione politica intendo portare il mio contributo (che non sarà di poco conto) perchè questo triste evento non abbia a verificarsi. Sono convinto che Berlusconi potrà mettere a disposizione le sue reti televisive.

L'INTERPRETAZIONE DI JUNIOR

Secondo Massimo Ciancimino il triste evento sarebbe un atto intimidatorio nei confronti del figlio di Berlusconi.
Riguardo alla disponibilità delle reti Fininvest, Ciancimino spiega:
"Provenzano voleva una sorta di consulenza da parte di mio padre: questo concetto di mettere a disposizione le reti televisive l'aveva suggerito proprio lui a Provenzano, qualche tempo prima. Mio padre si ricordava di quando Berlusconi aveva rilasciato un'intervista al quotidiano Repubblica. Diceva che se un suo amico fosse sceso in politica lui non avrebbe avuto problemi a mettere a disposizione una delle sue reti".

VALUTAZIONI

Le minacce al figlio di Berlusconi

La storia delle minacce al figlio (figli) di Berlusconi non è nuova; si sa che Berlusconi, per un certo periodo temette che i propri figli potessero essere rapiti e per questo sembrerebbe che avesse trasferito la famiglia in Svizzera; ma erano gli anni '70 (più precisamente, attorno al '75), quando Marina e Piersilvio erano piccoli. Perchè, negli anni '90, la mafia avrebbe dovuto indirizzare minacce solo verso un figlio (Piersilvio specifica la stampa), considerato che all'epoca erano già nati tutti e 5 i figli di Berlusconi, e perchè allora non direttamente a Berlusconi?
Sembrerebbe che Junior abbia fatto un maldestro collage di notizie vecchie (possibile rapimento dei figli di Berlusconi) su fatti più recenti.

La disponibilità delle televisioni

Per quale motivo la mafia doveva chiedere la disponibilità delle televisioni finivest? per averne la proprietà (facile no? un passaggio di quote a nome Bernardo Provenzano non avrebbe destato il minimo sospetto) oppure semplicemente per un progetto "artistico"..p.e. una bella soap sulla mafia siciliana.
Curiosa comunque la motivazione data da Junior: Provenzano voleva una consulenza da Ciancimino, il quale ricordava benissimo un'intervista di Berlusconi a Repubblica (sarebbe interessante andare a ricercarla) in cui diceva che "se un suo amico fosse sceso in politica lui non avrebbe avuto problemi a mettere a disposizione una delle sue reti".
Non ho capito? Provenzano voleva scendere in politica?... :-O
In qualsiasi caso, all'epoca (non si sa bene quando Berlusconi avrebbe rilasciato questa intervista) in politica c'era già sceso lo stesso Berlusconi; che senso aveva mettere a disposizione le sue reti a qualche altro amico che voleva fare lo stesso..boh!

IL TESTO "COMPLETO"

Ed ecco il testo "completo" (pubblicato da Repubblica e Corriere):

epc (presumibilmente, e per conoscenza, ndr) al Presidente del Consiglio dei Ministri On Silvio Berlusconi

"anni di carcere per questa mia posizione politica, intendo dare il mio contributo (che non sarà modesto) perchè questo triste evento non abbia a verificarsi. Sono convinto che se si dovesse verificare questo evento (sia in sede giudiziaria che altrove) l' On. Berlusconi metterà a disposizione una delle sue reti televisive. Se passa molto tempo ed ancora non sarò indiziato del reato di ingiuria, sarò costretto ad uscire dal mio riserbo che dura da anni e .... costretto a convocare ( o convocherò)"

Alcune parti non sono state lette in aula e sono molto interessanti...

LA POSIZIONE POLITICA..DI PROVENZANO?

La prima frase inizia con "anni di carcere per questa mia posizione politica"; se questa era una "bozza" per Provenzano (come riferito da Junior) non mi risulta che Provenzano avesse mai fatto politica (aveva altre attività), nè anni di carcere; questa frase si riferisce senz'altro alla condanna di Ciancimino, nient'altro.

IL TRISTE EVENTO

"sono convinto che se si dovesse verificare questo triste evento (sia in sede giudiziaria che altrove)"
In sede giudiziaria?..ma il triste evento non era un atto intimidatorio verso il figlio di Berlusconi? cosa voleva fare la mafia? denunciarlo?..
Più probabile che Ciancimino stesse parlando di qualcosa che riguardava lui (condanna definitiva?).

DON VITO VUOLE "CANTARE"

"Sarò costretto ad uscire dal mio riserbo che dura da anni"
Questa "minaccia" è forse quella più interessante.
Si potrebbe pensare che Ciancimino si riferisca alla "trattativa segreta" Ciancimino/Provenzano-Dell'Utri/Berlusconi di cui parla Junior in questi giorni..
Ma Ciancimino parla di ANNI..secondo Junior la trattativa ha avuto luogo nel '92-'93.Se questa lettera è del '94..è improprio parlare di "anni di silenzio".
Al contrario, si sa che Vito Ciancimino,arrestato nel '84, non ha mai voluto raccontare TUTTO QUELLO CHE SAPEVA sui rapporti mafia-politica in Sicilia, anche se aveva più volte minacciato di farlo.
Che annunciasse proprio questa decisione?

LA DISPONIBILITA' DELLE RETI FININVEST

"Sono convinto che ... l' On. Berlusconi metterà a disposizione una delle sue reti televisive"
Per incominciare..UNA delle reti, MICA TUTTE. La mafia si accontenta di poco?
Ma perchè la mafia voleva una rete Fininvest?
La mafia non voleva proprio nulla..
La lettera è una lettera personale di Ciancimino dove parla della sua storia (posizione politica) e della sua condanna (anni di carcere), indirizzata, nelle sue intenzioni, non si sa a chi (solo per conoscenza a Berlusconi) perchè aveva forse deciso di parlare, finalmente.
E cosa c'entrano le televisioni?
Vito Ciancimino aveva una fissa. Voleva raccontare tutto, ma non ai giudici, tantomeno a quelli di Palermo. Ciancimino voleva che il suo processo si svolgesse in diretta tv.
Solo lì, DAVANTI ALLA NAZIONE INTERA, avrebbe parlato.

Per le prove..vedi link
voglio un processo in diretta tv

Il significato della lettera sembra molto diverso da quello dato da Junior.
Questione gravissima: qualcuno ha però fatto sparire il resto della lettera, quelle parti che potevano "decifrarne" il reale significato; chi è stato? solo chi aveva la piena disponibilità di questi documenti: Junior!!

mercoledì 4 novembre 2009

Italia, schiava di...Strasburgo?

Riguardo alla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo "contro il crocefisso" c'è un aspetto molto importante da considerare, anche mettendo da parte il contenuto stesso della vicenda.

Innanzitutto, la cronaca giudiziaria: M.A., padre di due ragazzi iscritti ad una scuola media, durante un consiglio d'istituto, propone la rimozione del crocefisso dalle aule, dopo un dibattito, durante un consiglio successivo, viene posta in votazione ed approvata una deliberazione che proponeva "di lasciare esposti i simboli religiosi".

M.A. con la moglie S.T.L. fanno ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale del Veneto;

Il TAR del Veneto sospende il giudizio e invia alla Corte Costituzionale gli atti, sollevando la questione di legittimità costituzionale sugli articoli di legge riguardanti la vicenda.

La Corte Costituzionale dichiara inammissibile la questione e rimanda il caso al TAR del Veneto.

Il TAR respinge infine il ricorso decidendo che :

"Il crocifisso inteso come simbolo di una particolare storia, cultura e identità nazionale - elemento questo immediatamente percepibile - oltre che espressione di alcuni principi laici della comunità - il che richiede invece un ragionevole sforzo interpretativo - può essere legittimamente collocato nelle aule della scuola pubblica, in quanto non solo non contrastante ma addirittura affermativo e confermativo del principio della laicità dello Stato repubblicano"

(Per leggere tutte le motivazioni del TAR)

Va detto che le cose potevano andare anche molto diversamente; sappiamo bene come spesso l'interpretazione della legge è a completa discrezionalità del giudice.
Sarebbe bastato un giudice diverso, e forse non si sarebbe giunti nemmeno alla Corte Europea.
Ma così ha deciso il TAR.
Si può essere d'accordo o meno con questa sentenza, ma le decisioni dei tribunali vanno rispettate.

A questo punto S.T.L. si rivolge alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo: la conclusione la conosciamo.

Aldilà dei contenuti della vicenda, difficile non vedere un problema di "attribuzioni di poteri" tra la giustizia italiana e quella europea.

La Giustizia Italiana ha deciso in base alle proprie leggi, la Corte Europea in base alla Convenzione dei diritti dell'uomo, quindi, o nel nostro ordinamento c'è qualcosa che contrasta con la CEDU, oppure si tratta di un diverso giudizio su una medesima questione.
Ma questo fa sì che la Corte Europea possa sempre sovvertire le decisioni dei tribunali nazionali.

Non è la prima volta..e non sarà l'ultima, e non è un problema da poco.

Nella maggiorparte dei sistemi giuridici si cerca di limitare questa possibilità, perchè le Corti di "ultima istanza" possono generalmente intervenire solo su questioni di "costituzionalità" o per questioni di "legittimità"; anche la nostra Corte di Cassazione giudica sul diritto, ovvero verifica che sia stata applicata la legge nei gradi di giudizio precedenti, ma non giudica sul fatto (anche se questa regola viene talvolta applicata con una certa "elasticità").
Questo sistema garantisce il rispetto dei gradi precedenti di giudizio (se legittimi).
Nei rapporti tra giustizia europea e sistemi di giustizia nazionali non esiste nessuna garanzia di questo tipo, e questa vicenda ne è una prova.

E' utile a questo riguardo leggere questo relazione

L’esecuzione delle pronunce della Corte europea dei diritti dell’uomo
nei confronti dello Stato italiano

mercoledì 14 ottobre 2009

Ancora sull'assenteismo

Giulio Zanella su NoisefromAmerika torna nuovamente sul monitoraggio delle assenze dei dipendenti pubblici effettuata dal Ministero dell' Innovazione.

Zanella pubblica un grafico che riporta (sulla base dei dati pubblicati dal Ministero) dimensione del campione (n. dipendenti) e variazione delle assenze.

Ed evidenzia che :

(1) Il campione varia nel tempo in maniera non sistematica. Questo riflette la natura volontaria della rilevazione: le amministrazioni possono entrare e uscire a piacere.

(2) Il processo di entrata e uscita che si inferisce dalle serie è curioso. Tra agosto 2008 a settembre 2008 il flusso netto è di circa 160 amministrazioni in uscita mentre i dipendenti monitorati aumentano di 700mila unità, ossia raddoppiano. Quindi, con molta probabilità, devono essere uscite molte amministrazioni piccole e devono essere entrate poche grandi amministrazioni. Al contrario, tra dicembre 2008 e luglio 2009 il numero di amministrazioni partecipanti è più che triplicato ma il numero di dipendenti monitorato è rimasto pressoché costante (anzi si è lievemente ridotto). Questo implica che, con molta probabilità, in questo periodo sono uscite poche grandi amministrazioni e sono entrate moltissime amministrazioni piccole. La persistenza della riduzione delle assenze rilevata nonostante questo non trascurabile processo di turnover potrebbe far concludere a qualcuno che il risultato è robusto. Tuttavia il turnover è volontario, e questo resta un problema.

(3) Il valore algebrico della variazione delle assenze registrate tende a muoversi nella stessa direzione del numero di dipendenti monitorati. Cioé: aumenta (minore riduzione delle assenze) quando il campione è più grande e diminuisce (maggiore riduzione delle assenze) quando il campione è più piccolo. Pur avendo implicazioni quantitative modeste (la riduzione delle assenze oscilla tra il 30% e il 40% prima della conclusione del ciclo annuale) questo fatto è coerente con la presunzione che le assenze nelle amministrazioni non monitorate si riducano meno che in quelle monitorate.

(4) Ad agosto 2009 le assenze registrate sono aumentate di quasi il 20% rispetto ad agosto 2008. Può darsi che la riduzione delle assenze ad agosto 2008, quando il campione comprendeva 700mila dipendenti (cioé meno della metà di quanti ne comprendeva un anno dopo) fosse sopravvalutata e quindi stiamo assistendo ad una correzione automatica delle stime. Più probabilmente agosto è un mese particolare che non fa testo. Sarà interessante, oltre all'analisi dei dati della Ragioneria Generale di prossima pubblicazione, vedere cosa succede nelle prossime rilevazioni mensili.

Nei punti 1 e 2, sostanzialmente, il problema per Zanella è l'adesione volontaria dei vari enti al monitoraggio del Ministero.
E' ovvio che gli enti della PA, in mancanza di una norma che definisca un obbligo di comunicazione, possano partecipare solo volontariamente, c'è poco da fare.
Secondo quanto riferito nella relazione al Parlamento su questo argomento, il Ministero ha anche provato a creare una norma in tal senso, presentando un emendamento ad un progetto di legge in discussione l'anno scorso (AS 1082); non conosco l'iter della legge, ma per quanto ne so tale obbligo oggi non esiste, quindi immagino che l'emendamento non sia passato o sia stato ritirato.
In qualsiasi caso, è proprio necessario rendere obbligatoria tale comunicazione per un monitoraggio che senz'altro "non è una priorità", anche considerando che comunque la Ragioneria di Stato pubblica annualmente dati ufficiali a riguardo?
Personalmente, credo proprio di no.

Punto 3: E' vero: questa tendenza sembra evidente, ma forse sarebbe il caso di fare un'analisi più precisa. Basterebbe calcolare la variazioni "congiunturali" relative al campione utilizzato e alle assenze. Come qui sotto..


set-08 ott-08 nov-08 dic-08 gen-09 feb-09

ago-08 set-08 ott-08 nov-08 dic-08 gen-09
var. congiunt. campione 674.547 96.901 163 81.836 -52.227 11.348
var. congiunt. assenze -0,20% 1,50% 1,70% 4,40% -4,60% 1,80%


mar-09 apr-09 mag-09 giu-09 lug-09 ago-09

feb-09 mar-09 apr-09 mag-09 giu-09 lug-09
var. congiunt. campione 826 3.914 -24.256 22.500 -18.313 237
var. congiunt. assenze 3,90% 2,50% -1,20% 7,20% 16,10% 28,00%


A variazioni positive del campione corrispondono (quasi sempre) variazioni positive delle assenze, che equivale proprio alla tendenza evidenziata da Zanella.

Tuttavia, a mio parere, la conclusione da trarre è esattamente opposta a quella fatta da Zanella.
Proviamo ad usare le ipotesi usate da nfA: vista la volontarietà a questo tipo di monitoraggio, si può pensare che gli enti che decidono di entrare nel campione siano quelli con "buoni risultati", mentre quelli che escono (o non entrano nemmeno) siano quelli che hanno "cattivi risultati";
Ma se il campione aumenta perchè entrano più dipendenti rappresentati, di enti "buoni", di quelli che escono, di enti "cattivi", il risultato dovrebbe migliorare, cioè registrare minori assenze, non peggiorare, con aumento delle assenze.
Forse non ho capito il ragionameno di Zanella. Servirà anche a me un caffè.

4) Riguardo alla sopravvalutazione dei dati di agosto '08 avevo già scritto precedentemente;
la questione sembra spiegabile considerando (come dicevo) che fino ad agosto (e in parte a settembre) le variazioni erano fatte esclusivamente sulla base dei dati forniti dagli enti rispondenti, quindi senza 'correzione' Istat, con un risultato 'esposto' quindi a quel fenomeno di autoselezione che indica Zanella.
Questo fatto quindi potrebbe dimostrare la bontà della correzione Istat.
Se così fosse, e se l'Effetto Brunetta perdurasse, si potrebbe avere ancora un aumento a settembre (forse più contenuto) e poi una stabilizzazione delle assenze nei mesi successivi.
Staremo a vedere.

AGGIORNAMENTO 1:

Riprendo una valutazione fatta da G. Zanella su nfA e indicata sopra; non era stata affrontata precedentemente perchè considerata irrilevante, ma avendo letto alcuni commenti su nfA che insistono su questo punto, ci torno volentieri.
Zanella sottolinea che Il processo di entrata e uscita che si inferisce dalle serie è curioso; soffermandosi su due periodi in particolare: agosto-settembre, dove diminuiscono gli enti rispondenti ma aumentano il campione e il periodo dicembre08-luglio09 dove raddoppia il numero di enti rispondenti ma il campione (n. dipendenti) varia di poco (io limiterei questo comportamento all'intervallo dic08-feb09).
A qualcuno questo processo di entrata-uscita sembra addirittura assurdo.
Di assurdo c'è veramente poco; anzi, la cosa sembra facilmente spiegabile.
Come deduce Zanella per il passaggio ago-set si può pensare che siano entrati pochi enti "molto popolosi" e ne siano usciti molti "poco popolosi"; plausibilissimo : da settembre il monitoraggio si è avvalso della verifica e dell'aiuto dell'Istat; da questo mese si può pensare che il monitoraggio sia entrato in una fase più "ufficiale", dopo il progetto pilota; e con questo si spiega l'ingresso di nuovi "grandi" enti; l'uscita di enti più piccoli può essere spiegato col fatto che questi posso essere più "reticenti" nel comunicare dati subito dopo le ferie, vista anche l'adesione volontaria dell'indagine.
Data la piccola differenza degli enti rispondenti, comunque, questo può essere avvenuto per molte altre cause.
Più facile ancora spiegare l' "assurdo" raddoppio degli enti rispondenti tra dic 08 e feb 09 (con campione costante): basta leggere il rapporto di febbraio; da gennaio è stata resa disponibile una procedura on-line per trasmettere i dati più facilmente; ovvio che da quella data anche molti enti piccoli siano entrati nel campione.