mercoledì 4 novembre 2009
Italia, schiava di...Strasburgo?
Innanzitutto, la cronaca giudiziaria: M.A., padre di due ragazzi iscritti ad una scuola media, durante un consiglio d'istituto, propone la rimozione del crocefisso dalle aule, dopo un dibattito, durante un consiglio successivo, viene posta in votazione ed approvata una deliberazione che proponeva "di lasciare esposti i simboli religiosi".
M.A. con la moglie S.T.L. fanno ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale del Veneto;
Il TAR del Veneto sospende il giudizio e invia alla Corte Costituzionale gli atti, sollevando la questione di legittimità costituzionale sugli articoli di legge riguardanti la vicenda.
La Corte Costituzionale dichiara inammissibile la questione e rimanda il caso al TAR del Veneto.
Il TAR respinge infine il ricorso decidendo che :
"Il crocifisso inteso come simbolo di una particolare storia, cultura e identità nazionale - elemento questo immediatamente percepibile - oltre che espressione di alcuni principi laici della comunità - il che richiede invece un ragionevole sforzo interpretativo - può essere legittimamente collocato nelle aule della scuola pubblica, in quanto non solo non contrastante ma addirittura affermativo e confermativo del principio della laicità dello Stato repubblicano"
(Per leggere tutte le motivazioni del TAR)
Va detto che le cose potevano andare anche molto diversamente; sappiamo bene come spesso l'interpretazione della legge è a completa discrezionalità del giudice.
Sarebbe bastato un giudice diverso, e forse non si sarebbe giunti nemmeno alla Corte Europea.
Ma così ha deciso il TAR.
Si può essere d'accordo o meno con questa sentenza, ma le decisioni dei tribunali vanno rispettate.
A questo punto S.T.L. si rivolge alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo: la conclusione la conosciamo.
Aldilà dei contenuti della vicenda, difficile non vedere un problema di "attribuzioni di poteri" tra la giustizia italiana e quella europea.
La Giustizia Italiana ha deciso in base alle proprie leggi, la Corte Europea in base alla Convenzione dei diritti dell'uomo, quindi, o nel nostro ordinamento c'è qualcosa che contrasta con la CEDU, oppure si tratta di un diverso giudizio su una medesima questione.
Ma questo fa sì che la Corte Europea possa sempre sovvertire le decisioni dei tribunali nazionali.
Non è la prima volta..e non sarà l'ultima, e non è un problema da poco.
Nella maggiorparte dei sistemi giuridici si cerca di limitare questa possibilità, perchè le Corti di "ultima istanza" possono generalmente intervenire solo su questioni di "costituzionalità" o per questioni di "legittimità"; anche la nostra Corte di Cassazione giudica sul diritto, ovvero verifica che sia stata applicata la legge nei gradi di giudizio precedenti, ma non giudica sul fatto (anche se questa regola viene talvolta applicata con una certa "elasticità").
Questo sistema garantisce il rispetto dei gradi precedenti di giudizio (se legittimi).
Nei rapporti tra giustizia europea e sistemi di giustizia nazionali non esiste nessuna garanzia di questo tipo, e questa vicenda ne è una prova.
E' utile a questo riguardo leggere questo relazione
L’esecuzione delle pronunce della Corte europea dei diritti dell’uomo
nei confronti dello Stato italiano
mercoledì 14 ottobre 2009
Ancora sull'assenteismo
Zanella pubblica un grafico che riporta (sulla base dei dati pubblicati dal Ministero) dimensione del campione (n. dipendenti) e variazione delle assenze.
Ed evidenzia che :
(1) Il campione varia nel tempo in maniera non sistematica. Questo riflette la natura volontaria della rilevazione: le amministrazioni possono entrare e uscire a piacere.
(2) Il processo di entrata e uscita che si inferisce dalle serie è curioso. Tra agosto 2008 a settembre 2008 il flusso netto è di circa 160 amministrazioni in uscita mentre i dipendenti monitorati aumentano di 700mila unità, ossia raddoppiano. Quindi, con molta probabilità, devono essere uscite molte amministrazioni piccole e devono essere entrate poche grandi amministrazioni. Al contrario, tra dicembre 2008 e luglio 2009 il numero di amministrazioni partecipanti è più che triplicato ma il numero di dipendenti monitorato è rimasto pressoché costante (anzi si è lievemente ridotto). Questo implica che, con molta probabilità, in questo periodo sono uscite poche grandi amministrazioni e sono entrate moltissime amministrazioni piccole. La persistenza della riduzione delle assenze rilevata nonostante questo non trascurabile processo di turnover potrebbe far concludere a qualcuno che il risultato è robusto. Tuttavia il turnover è volontario, e questo resta un problema.
(3) Il valore algebrico della variazione delle assenze registrate tende a muoversi nella stessa direzione del numero di dipendenti monitorati. Cioé: aumenta (minore riduzione delle assenze) quando il campione è più grande e diminuisce (maggiore riduzione delle assenze) quando il campione è più piccolo. Pur avendo implicazioni quantitative modeste (la riduzione delle assenze oscilla tra il 30% e il 40% prima della conclusione del ciclo annuale) questo fatto è coerente con la presunzione che le assenze nelle amministrazioni non monitorate si riducano meno che in quelle monitorate.
(4) Ad agosto 2009 le assenze registrate sono aumentate di quasi il 20% rispetto ad agosto 2008. Può darsi che la riduzione delle assenze ad agosto 2008, quando il campione comprendeva 700mila dipendenti (cioé meno della metà di quanti ne comprendeva un anno dopo) fosse sopravvalutata e quindi stiamo assistendo ad una correzione automatica delle stime. Più probabilmente agosto è un mese particolare che non fa testo. Sarà interessante, oltre all'analisi dei dati della Ragioneria Generale di prossima pubblicazione, vedere cosa succede nelle prossime rilevazioni mensili.
Nei punti 1 e 2, sostanzialmente, il problema per Zanella è l'adesione volontaria dei vari enti al monitoraggio del Ministero.E' ovvio che gli enti della PA, in mancanza di una norma che definisca un obbligo di comunicazione, possano partecipare solo volontariamente, c'è poco da fare.
Secondo quanto riferito nella relazione al Parlamento su questo argomento, il Ministero ha anche provato a creare una norma in tal senso, presentando un emendamento ad un progetto di legge in discussione l'anno scorso (AS 1082); non conosco l'iter della legge, ma per quanto ne so tale obbligo oggi non esiste, quindi immagino che l'emendamento non sia passato o sia stato ritirato.
In qualsiasi caso, è proprio necessario rendere obbligatoria tale comunicazione per un monitoraggio che senz'altro "non è una priorità", anche considerando che comunque la Ragioneria di Stato pubblica annualmente dati ufficiali a riguardo?
Personalmente, credo proprio di no.
Punto 3: E' vero: questa tendenza sembra evidente, ma forse sarebbe il caso di fare un'analisi più precisa. Basterebbe calcolare la variazioni "congiunturali" relative al campione utilizzato e alle assenze. Come qui sotto..
set-08 | ott-08 | nov-08 | dic-08 | gen-09 | feb-09 | |
ago-08 | set-08 | ott-08 | nov-08 | dic-08 | gen-09 | |
var. congiunt. campione | 674.547 | 96.901 | 163 | 81.836 | -52.227 | 11.348 |
var. congiunt. assenze | -0,20% | 1,50% | 1,70% | 4,40% | -4,60% | 1,80% |
mar-09 | apr-09 | mag-09 | giu-09 | lug-09 | ago-09 | |
feb-09 | mar-09 | apr-09 | mag-09 | giu-09 | lug-09 | |
var. congiunt. campione | 826 | 3.914 | -24.256 | 22.500 | -18.313 | 237 |
var. congiunt. assenze | 3,90% | 2,50% | -1,20% | 7,20% | 16,10% | 28,00% |
A variazioni positive del campione corrispondono (quasi sempre) variazioni positive delle assenze, che equivale proprio alla tendenza evidenziata da Zanella.
Tuttavia, a mio parere, la conclusione da trarre è esattamente opposta a quella fatta da Zanella.
Proviamo ad usare le ipotesi usate da nfA: vista la volontarietà a questo tipo di monitoraggio, si può pensare che gli enti che decidono di entrare nel campione siano quelli con "buoni risultati", mentre quelli che escono (o non entrano nemmeno) siano quelli che hanno "cattivi risultati";
Ma se il campione aumenta perchè entrano più dipendenti rappresentati, di enti "buoni", di quelli che escono, di enti "cattivi", il risultato dovrebbe migliorare, cioè registrare minori assenze, non peggiorare, con aumento delle assenze.
Forse non ho capito il ragionameno di Zanella. Servirà anche a me un caffè.
4) Riguardo alla sopravvalutazione dei dati di agosto '08 avevo già scritto precedentemente;
la questione sembra spiegabile considerando (come dicevo) che fino ad agosto (e in parte a settembre) le variazioni erano fatte esclusivamente sulla base dei dati forniti dagli enti rispondenti, quindi senza 'correzione' Istat, con un risultato 'esposto' quindi a quel fenomeno di autoselezione che indica Zanella.
Questo fatto quindi potrebbe dimostrare la bontà della correzione Istat.
Se così fosse, e se l'Effetto Brunetta perdurasse, si potrebbe avere ancora un aumento a settembre (forse più contenuto) e poi una stabilizzazione delle assenze nei mesi successivi.
Staremo a vedere.
AGGIORNAMENTO 1:
Riprendo una valutazione fatta da G. Zanella su nfA e indicata sopra; non era stata affrontata precedentemente perchè considerata irrilevante, ma avendo letto alcuni commenti su nfA che insistono su questo punto, ci torno volentieri.
Zanella sottolinea che Il processo di entrata e uscita che si inferisce dalle serie è curioso; soffermandosi su due periodi in particolare: agosto-settembre, dove diminuiscono gli enti rispondenti ma aumentano il campione e il periodo dicembre08-luglio09 dove raddoppia il numero di enti rispondenti ma il campione (n. dipendenti) varia di poco (io limiterei questo comportamento all'intervallo dic08-feb09).
A qualcuno questo processo di entrata-uscita sembra addirittura assurdo.
Di assurdo c'è veramente poco; anzi, la cosa sembra facilmente spiegabile.
Come deduce Zanella per il passaggio ago-set si può pensare che siano entrati pochi enti "molto popolosi" e ne siano usciti molti "poco popolosi"; plausibilissimo : da settembre il monitoraggio si è avvalso della verifica e dell'aiuto dell'Istat; da questo mese si può pensare che il monitoraggio sia entrato in una fase più "ufficiale", dopo il progetto pilota; e con questo si spiega l'ingresso di nuovi "grandi" enti; l'uscita di enti più piccoli può essere spiegato col fatto che questi posso essere più "reticenti" nel comunicare dati subito dopo le ferie, vista anche l'adesione volontaria dell'indagine.
Data la piccola differenza degli enti rispondenti, comunque, questo può essere avvenuto per molte altre cause.
Più facile ancora spiegare l' "assurdo" raddoppio degli enti rispondenti tra dic 08 e feb 09 (con campione costante): basta leggere il rapporto di febbraio; da gennaio è stata resa disponibile una procedura on-line per trasmettere i dati più facilmente; ovvio che da quella data anche molti enti piccoli siano entrati nel campione.
sabato 26 settembre 2009
Assenteismo
Partiamo dalle due critiche avanzate da Giulio Zanella ai risultati del monitoraggio del Ministero.
Secondo Zanella:
1) I dati rivelano che l'assenteismo ha cominciato a calare dal 2004. Un eventuale calo dal Maggio 2008 non potrà essere applicato totalmente all'effetto annuncio del ministro, senza prima separare statisticamene l'impatto dovuto alla continuazione del trend.
2) Il campione usato dal ministro per documentare il calo dell'assenteismo da Maggio 2008 non è un campione casuale. Il ministro ha chiesto agli enti pubblici di riportare volontariamente i dati sull'assenteismo. Le sue valutazioni si basano sulle risposte pervenute. In gergo, il campione è "autoselezionato", e come tale, non è valido per fare alcuna inferenza statistica. Inoltre, è plausibile ipotizzare che siano state proprio le amministrazioni più efficienti a rispondere al ministro; se fosse così, si avrebbe comunque (anche dopo aver aggiustato per il trend) una sovrastima dell'"effetto Brunetta".
Analisi del trend
Zanella utilizza i dati della Ragioneria Generale dello Stato e aggregando assenze per malattia e altre assenze non retribuite, ed escludendo i comparti Scuola/difesa.
Purtroppo cercando di utilizzare gli stessi dati di Zanella ottengo risultati leggermente diversi (anche se l'andamento è simile a quello mostrato), per cui decido di affidarmi ad altri dati.
Utilizziamo gli stessi dati della RGS, ma relativi solo alle assenze per malattie (visto che il raffronto si deve fare con le rilevazioni mensili del ministero che "misurano" principalmente le assenze per malattie, e solo in seconda battuta le altre assenze).
Ecco il grafico:
Anche in questo caso si nota un calo dei giorni di malattia a partire dal 2004 (con un recupero nel 2007).
Quindi ha ragione Zanella: le assenze per malattia erano già calate nel triennio 2004-2006, ma...occorre comprendere a cosa sia dovuto questo calo.
Osserviamo innanzitutto un fenomeno interessante:
L'andamento delle assenze per malattia segue "abbastanza bene" l'andamento delle assenze per ferie.
Con un indice di correlazione 0,87.
Questo fenomeno potrebbe avere molte spiegazioni:
Una prima, immediata, sarebbe che.. "stare in ferie, faccia ammalare"; ma la escluderei!! ;-)
Un'altra potrebbe essere la tendenza ad "attaccare" giorni di malattia a periodi di ferie.
In qualsiasi caso, le cause di questo fenomeno vanno oltre i nostri scopi, quindi le tralasceremo.
Più importante è invece chiederci:
A quale comparto è dovuto principalmente questo fenomeno?
Va ricordato che le assenze per malattia dei comparti "Scuola" e "Sanità" (per via dell'alto numero di dipendenti interessati) coprono circa il 60% del totale;
logico quindi pensare che l'andamento delle assenze per malattia su tutta la PA "segua" quella di "Scuola+Sanità".
Se si va a verificare la correlazione delle serie ferie-malattia per i due comparti si trova una "somiglianza" fortissima per il comparto Scuola:
con un indice di correlazione di 0.93
e una somiglianza un pò più debole per il SSN (più marcata per gli ultimi anni)
N.B. qualunque sia la causa di questo fenomeno, questo non significa che Scuola e Sanità facciano, in media, più assenze per malattia degli altri comparti, ma solo che, avendo più dipendenti, "pesano" di più sul comportamento globale delle PA.
In conclusione, se per questi due comparti le assenze per malattie risultano "correlate" alle ferie, è in quest'ultime che va ricercata la spiegazione della dinamica delle assenze; e l'andamento delle ferie non può che essere dovuto a qualche "effetto calendario", per la presenza di "ponti", festività più lunghe, attività didattiche ridotte, etc.
Un'ipotesi, ovviamente, da verificare.
In qualsiasi caso, tali variazioni nelle assenze per malattie si attestavano, prima degli interventi del Ministro Brunetta, su un massimo di un 10% annuo; i dati delle verifiche mensili post-Brunetta riportano riduzioni ben più drastiche (oltre 30% di media);
in qualsiasi caso, quindi, tali riduzioni non possono di certo essere tutte imputate ad un trend precedente riferito ai fenomeno considerati poc'anzi.
Il metodo di rilevamento mensile.
Anche su questo punto Zanella ha ragione: senz'altro il pericolo che i risultati dell'indagine possano essere "inquinati" da un fenomeno di autoselezione è reale, ma.. (anche in questo caso esiste un ma), il Ministero sostiene di esserne ben consapevole e di aver quindi effettuato una "correzione" dei dati, grazie all'aiuto dell'Istat, per minimizzare questo fenomeno.
[Se qualcuno fosse interessato, il metodo utilizzato dall'Istat per questa correzione è indicato nella relazione al Parlamento del Ministero del febbraio scorso (pagg. 33-34)]
Si tratta quindi di verificare quanto il fenomeno di autoselezione possa essere realmente rilevante e quanto "le tecniche consolidate di correzione" siano efficaci.
Innanzitutto va detto che i comparti Scuola e Difesa non rientrano nelle indagini del Ministero; le assenze per malattia nel comparto Scuola sono oggetto di un'indagine condotta direttamente dal MIUR (che danno risultati in linea con quelli degli altri comparti) che purtroppo non ha avuto la dovuta "trasparenza".
Tornando all'efficacia del metodo di correzione dell' Istat, è possibile fare due osservazioni:
Secondo i dati delle rilevazioni, tra il mese di gennaio e quello di febbraio il numero di "enti rispondenti" è passato da 1663 a 3552, con un incremento superiore al 100%.
Per riprendere la metafora usata dall'Espresso, è come se un bel giorno una buona parte degli "asini" che non volevano mai farsi interrogare decidessero invece di "uscire allo scoperto".
Questo può avvenire, ovviamente, per due motivi: o perchè non possono più rimandare l'interrogazione o perchè credono di aver raggiunto risultati adeguati; in qualsiasi caso, resta il fatto che gli "asini", anche quando si credono più pronti, difficilmente diventano dei genii.
Fuor di metafora, ciò significa che l' ingresso di quasi 1900 enti nel campione di rilevamento (che prima erano "nascosti" perchè, secondo l'ipotesi di Zanella, con risultati molto bassi in termini di riduzione delle assenze) dovrebbe portare significativi cambiamenti nella media dei dati. Questo invece non avviene poichè la differenza calcolabile è nell'ordine di un 3%.
[Occorrebbe ovviamente considerare anche possibili variazioni stagionali, o casuali, ma tali contributi possono essere ignorati.]
Ciò significa che anche i nuovi enti entrati nel campione dovevano già avere "risultati" simili a quelli misurati dagli altri enti...
oppure, che in un brevissimo arco di tempo siano riusciti a mettersi alla pari degli altri.
Ma anche quest'ultimo caso, sarebbe un fatto positivo da riconoscere alle iniziative del Ministero.
E' poi possibile fare un'altra osservazione:
La sequenza dei dati pubblicati per tutto il periodo di rilevazione mostrano un "crollo" delle assenze per i primi mesi e un lento "recupero" a partire da ottobre '08.
Forse questo recupero è dovuto anche alle correzioni apportate dall'Istat;
può darsi che fino ad Agosto (e in parte fino a settembre) le riduzioni fossero sovrastimate proprio perchè calcolate sulla base degli enti rispondenti e quindi disturbate dal fenomeno di autoselezione. Successivamente tale sovrastima è stata ridotta.
In conclusione, credo comunque che per fare valutazioni definitive sia sufficiente attendere i prossimi dati del Conto Annuale, evitando altre polemiche.
Nota: nella prima versione di questo post era presente un'altro ragionamento fondato su i "dati grezzi" forniti nella relazione al parlamento, ma tale ragionamento partiva da un'errata lettura dei dati, per cui risultava completamente sbagliat0. Quindi è stata tolta.
sabato 12 settembre 2009
Puttane
che le avventure in codesto reame
debban risolversi tutte con grandi puttane?
Così cantava De Andrè (sulle parole di Paolo Villaggio) nella canzone Carlo Martello torna dalla battaglia di Poitiers.
Il discorso relativo allo scandalo della Escort di Palazzo Grazioli sarebbe molto lungo..
quindi è meglio affrontarlo in altra sede.
Al più presto.
Discorso sulla verità
ma molte delle discussioni che affollano i media (stampa, televisione o web) su questioni più o meno importanti (la cui importanza, tra l'altro, è decisa generalmente dagli stessi media)
si riducono oggi a contrapposti moralismi.
Vittima illustre di questa situazione è la VERITA', ormai bandita da qualsiasi ragionamento.
La verità è diventata inutile. Forse sparita dal mondo delle idee, e dell'informazione, perchè oggi, come ALLORA, c'è sempre qualcuno che finge di interrogarsi, retoricamente, sulla sua vera natura: Che cos'è la verità?...come si interrrogava Pilato.
Retoricamente!! perchè anche Pilato aveva già la sua risposta.
Chiamato a decidere su una verità CAPITALE sapeva che la verità non è NULLA, quando c'è di mezzo il potere.
La verità va piegata, crocifissa.
La verità va nascosta.
O meglio ancora..non va nemmeno cercata; non va mai nominata.
Così facendo si potrà far credere che VERO è semplicemente quello che viene detto; per i propri fini.
Alla fine, quindi, vince solo la verità di quello c'al vusa pusè.